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E' di fronte ad una birra ed una pizza di notevoli dimensioni che conosco Riccardo Hartvig finisher del 4kvda, aka il Tor de geants corso nel senso opposto. Tanto per parlare chiaro: 350km, 26000m di dislivello, 20 colli e 4 giganti da 4000m! 6 giorni di gara, 8 ore di sonno per il nostro eroe che non è arrivato tra i primi (se è per questo neanche tra gli ultimi), ma è il nostro eroe perché a tutti gli effetti conduce una vita normale e questo vuole dire preparare una simile impresa con un lavoro, due figli ed una moglie che seduta al tavolo con noi capisco essere un valido supporto per coronare la sua impresa. La serata nasce grazie ad un amico in comune, per lui un cugino, che su mia richiesta me lo presenta. Mi ero programmato una serie di domande e un notex per le risposte, mi sono ritrovato con un foglio bianco e le domande da depennare, ma il piacere di aver credo colto l'essenza di chi compie uno sforzo simile.
Vi garantisco che il punto cruciale non è sapere (come credevo) quanto ci si deve allenare (2 volte al giorno), cosa si deve mangiare (una dieta sana ed equilibrata), di quanti km è stato l'ultimo lungo prima della gara (40km, per preservare una caviglia malconcia), o che atleta era prima di questa folle avventura (2:53 Maratona di treviso, 39 maratone all'attivo di cui 4 alpine),ma capire dove si trova la forza di andare avanti quando già il primo giorno di gara il ginocchio sx. comincia a dolere per culminare il quinto giorno di gara in una tibia gonfia ed una caviglia che costringe Riccardo a slacciarsi le scarpe e procedere al contrario. Lo capisco quando mi racconta l'emozione del countdown e la gente che ti acclama mentre tu stai per partire verso l'ignoto, un viaggio dentro te stesso, circondato da paesaggi mozzaffiato e accolto da decine di persone a 3.300m. di altezza sul Col loson la cima Coppi del 4K. L'emozione della prima notte in mezzo alle montagne, dopo aver stabilito che l'obiettivo tempo che ti eri proposto non esiste più, l'obiettivo è arrivare al fondo. Così Riccardo nel buio si lascia commuovere dalla stupenda vista di decine e decine di frontali che davanti e dietro a lui vanno a formare una inarestabile e fluida processione che celebra il contatto piu' intimo con la montagna. E' proprio qui che bisogna scavare per capire, la passione che lega Riccardo alla montagna, al viaggio, alla sfida. Viaggio, gara, accompagnati da rivali che si trasformano in amici, già dal primo giorno quando sulla discesa di Promiod comincia ad albeggiare e il primo spettaccolo quotidiano ti fa capire che tutti i km che percorrerai saranno imprevedibili e ricchi di sorprese. Durante la seconda notte la temperatura scende e ti trovi ad affrontare il mitico Malatrà, una forcella di roccia friabile a 2936m senza poter godere del panorama. Per fortuna albeggia e tra le nuvole minacciose si scorge il rifugio Frassati 2542m che aspetta il nostro eroe per una colazione. Una gara, è vero, una gara che attraversa lo splendido vallone del Gran San Bernardo, per arrivare alla discesa di S. Rhemy accolti da uno splendido arcobaleno simile ad un gonfiabile piazzato sulla linea del traguardo a concludere metaforicamente, la tappa di giornata. Una gara, è vero, dove il sole sorge e tramonta piu' volte. E' alle porte della terza nottata, dopo aver staccato alcuni compagni d'avventura che non tenevano il suo passo, che Riccardo sente di star bene e che il suo 4k sta per iniziare qui, ad un passo, si fa per dire dal giro di boa rappresentato dal paese di Oyace, al 173km, ne mancano solo piu' 177!!! Procedendo veloce, riconosce sentieri a lui famigliari, via verso il rifugio Cuney; è l'alba sulla cima del col Vessona e dopo giorni di variabile il sole sorgendo, rivela una giornata di sereno incendiando le montagne circostanti. Il terzo giorno procede senza intoppi, all'imbrunire a Chenil da un ristorante escono due persone che per un tratto accompagnano il nostro atleta fino dalle parti del Colle des Fontaines. Nel buio all'improvviso un'atleta quasi spaventa Riccardo, seduta a bordo sentiero con la frontale spenta e la testa tra le mani. Questo è il 4k, un viaggio si, ma pur sempre una gara dove non tutti escono vincenti. Il sonno e il freddo, uniti alla stanchezza, possono paralizzarti. Il nostro, convince l'atleta a rimettersi in marcia e la scorta fino al Gran Tournalin. Passato il Col di Nana l'unico non presidiato dalle guide alpine, dal rifugio non appena vedono delle frontali avvicinarsi, scatenano un gran baccano a suon di campanacci e un tifo da stadio. Dopo essere ripartito R. Arriva a Saint Jaques scoprendo che il posto tappa è ubicato all'interno delle terme, molto tranquillo e si concede un'ora di riposo. Dopo un piatto di pasta e pronto a ripartire alle volte di Gressoney.
Un'altra notte è trascorsa, sono passate le 9:00 e il sole splende alto, le condizioni fisiche di Riccardo sembrano migliorare, ma è il 4k, non è solo un viaggio, ma una gara contro se stessi e contro tappe infinite come Gressoney-Donnas, dove ti trovi ad attraversare posti come il Colle della Vecchia, per poi salire e scendere lungo la valle di Gressoney a cavallo tra Piemonte e Valle d'Aosta viaggiando tra rocce e pietre in un sentiero tutto da interpretare, dove ha inizio il calvario del nostro guerriero. Per la prima volta anche la testa sembra non supportarlo piu'. Ed ecco arrivare le tante chiaccherate allucinazioni, che prendono sembianze carnevalesche, facendo sbucare tra le rocce e pietre dei sentieri: Pulcinella, gatti ed orsi! E' la quinta ed ultima notte e Riccardo si concede un'ora e mezza di sonno, al rifugio Mont Mars, poi giu' fino al rifugio Coda , dove dopo un breve sonno, viene svegliato da due simpatici gestori per apprezzare un'alba (aimé) stupenda, ma della quale il "nostro" avrebbe fatto volentieri a meno pur di riposare ancora un po'. Adesso una discesa di quasi 2.000m. fino in fondo valle, un tratto tra Pont Sant Martin e Donnas infinito, dove finalmente si chiude una tappa eterna, 28 ore!
Sono le h. 17 e il nostro infaticabile, eroe dopo un meritato riposo, parte determinato ad affrontare l'ultima notte in mezzo alle montagne pur di arrivare all'alba a Cogne. Sull'ultima salita, gli ultimi 300m. dei 26.000 percorsi, un nodo in gola ed una gioia idescrivibile lo travolgono, il calo di tensione all'ormai prossimo arrivo, lo portano ad avere colpi di sonno, combattuti con una tecnica che quando me la racconta mi lascia senza parole: lasciarsi addormentare sui bastoncini per poi cadere ed essere risvegliati dalla scarica di adrenalina provocata dal gesto!!! Riccardo Hartvig giunge a Lillaz all'alba, la discesa e finita e gli ultimi 5km lo attendono, si concede qualche tratto di corsa per sciogliere i muscoli e alle h.8,43 entra in una Cogne ancora addormentata tagliando il traguardo, senza riuscire a trattenere la commozione, sua moglie Lucia e i suoi amici lo celebrano.
In ogni parola, in ogni istante del suo racconto è chiaro che il punto di forza del nostro Runnerpillar, siano da cercare nel carattere e nella passione per le sue montagne, per la sua corsa, per il suo modo di vivere lo sport, inteso come sfida e viaggio, ispirato da un tarlo che comincia a rodergli dentro quando in una tranquilla gita di fine estate del 2012 si accorge di una serie di bandierine gialle che segnalano il sentiero, di cosa si tratta? Da lì a poco capisce, di lì sarebbe passato il Tor!
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