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Il mio viaggio inizia sabato mattina con Luca, Simone e Andrea, grandi amici ma soprattutto molto più sportivi di me. Beninteso, io amo gli eventi sportivi - seguo e mi appassiono di tutto, dal calcio allo sci, dal basket a financo il curling - ma non ho quella costanza e quella determinazione nel praticarlo. Ogni possibile scusa per non allenarsi diventa per me ragione plausibile per fare altro. Per dire, leggo saggi storico-politici sull'Uzbekistan o faccio altre cose ugualmente sfigate/nerd quando potrei stare là fuori nella natura a sudare e scacciare insetti, per cui capite che il mio problema è di una certa gravità. Eppure ora sono in viaggio, guido la mia Fiestina destinazione Enego, comune mai sentito in provincia di molto lontano, lassù nel Brenta che chi c'è mai stato poi?, devo controllare ma non penso che un Tatti si sia mai spinto così a nord. Eppure si va, ridendo per tutto il viaggio come coglioni, ascoltando musica più o meno piacevole purché a volume altissimo, soffrendo caldo e improvvise raffiche di cattivi odori, non tutti peraltro provenienti dall'autostrada. Facciamo tappa in un agriturismo scelto da Simone, sperduto nelle campagne della bergamasca, dove il tempo sembra non poter scorrere chiuso com'è in quelle vallate, e dove si mangia davvero bene, e continuiamo il nostro viaggio ancora più allegri verso Enego. Arriviamo giusto all'ora dell'aperitivo quindi spritz in piazza, ché qua lo fanno di un bene! E mentre siamo lì a me sembra quasi strano essere lì, mi distraggo piacevolmente in questo excursus, placido come Alice che guarda gli orologi e i mobili mentre cade nel vuoto. La gara sarà domani, ma questa sera siamo qui, dopo aver viaggiato tutto il giorno, e siamo già un po' fieri di noi per esserlo.
La gara, dunque: sono partito per fare 12km di nordic walking, attività che manco conoscevo fino al mese scorso. In realtà non ho 21km nelle gambe e probabilmente neanche quei 12. Ma questa mattina in realtà ho proprio voglia di correre. Non sono allenato, uh per carità no. Ma ho voglia di perdermi tra quei prati, in mezzo agli alberi, e uscirne col sorriso ebete di chi sa - o meglio, di chi ha visto ma non sa ed è contento così.
E allora fanculo ai bastoncini, tanto manco so usarli, e una cortese alzata di spalle al fatto che Decathlon due giorni prima mi avvisasse con un talloncino che le mie scarpe nuove da Nordic Walking non sono adatte per la corsa!!!, con tanto di punti esclamativi e simboli radioattivi per farmi desistere (non sono certissimo dei simboli radioattivi, ma così mi pare di ricordare). No, care le mie nuove NewFeel da 19 euro, non vi lamentate, non mi interessa, oggi si corre. E così i nostri eroi del giorno, Simone e Luca, vanno verso la partenza della mezza maratona, a mia memoria camminano contromano e al rallentatore verso il loro destino, e hanno dei caschi da astronauta sotto il braccio (così, di nuovo, mi pare di ricordare). Io e Andrea, che nel frattempo nel mio racconto è diventato Pippo, ci rechiamo alla partenza del Nordic Walking. Il regolamento ufficiale dice di non correre, manco fossimo a scuola, e che cavolo!, noi correremo! Ci mettiamo in prima fila, senza bastoncini, insieme ad altri audaci profanatori di regolamenti sportivi, e allo start iniziamo a correre, davanti ad un gruppetto di (pochi) altri corridori, e tanta tanta gente con i bastoncini, anziani, bambini, famigliole, in un'incredibile unione di colori e storie, lungo un percorso che si perde tra queste valli che odorano in maniera intrigante di bosco, paglia e cacca di mucca.
Alla prima salita in realtà Pippo mi perde ed io, lasciato dietro ad arrancare, inizio la mia avventura in solitaria. Quando corro non sento il mio respiro affannato, ogni tanto mi perdo invece in quello degli altri, che si mischia con i suoni della natura e delle scarpe che calpestano il percorso. C'è un qualcosa di onirico in tutto questo, gradualmente avviene un distacco tra i tuoi pensieri e la tua coscienza, per cui tutto è immagini e suoni. E fatica, ovvio, molta, molta fatica. Il tuo corpo si chiede ma che stai facendo, ma tanto la tua mente è scollegata, ahah!, quindi non ci provare corpo. E neanche voi, scarpe, ho già discusso con voi prima, non ce n'è. Ah, vi state vendicando facendomi continuamente prendere storte? Beh, cavolo, non è carino. Ma non mi fermerò per questo.
Continua... (La mia Enego - parte 2)
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