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Conosciamo LETIZIA NAVARINO
psicoterapeuta, psicologa dello sport, sport coach e psicomotricista. Tutti questi titoli sono frutto di una storia, una storia come atleta. Il mio elemento è l'acqua, ma non arrivo a innamorarmi del nuoto perchè prescritto da un medico per la famosa scoliosi. Ciò che mi portò in piscina all'età di 7 anni fu la paura per l'acqua che nel giro di un anno si trasformò in amore. Passerò 15 anni in piscina come atleta e 6 anni come allenatrice. Nel frattempo studio psicologia, divento psicoterapeuta e mi interesso al coaching, curiosa di capire le dinamiche sportive, che all'epoca come atleta mi hanno fatto bloccare o fiorire, e determinata a modificarle e migliorarle per proteggere/sostenere gli atleti. Tre anni fa arriva la corsa che mi insegna che il risultato ha più sfaccettature. All'inizio è stato divertimento, poi sofferenza perchè una nuotatrice deve fare i conti con sua Signora Gravità! La cosa che mi porta ancora oggi a indossare le scarpe da running, mai abbastanza rispetto a quanto vorrei, nonostante i vari dolori a ginocchia, caviglie e piedi e i continui infortuni, è la sensazione di poter esprimere ancora una parte di me stessa e di continuare a stare dentro quelle famose dinamiche per poter supportare meglio gli sportivi che si rivolgono a me.

Infatti è un bagaglio esperienziale fondamentale per essere una professionista che vive, sente e sostiene le potenzialità degli atleti per la loro miglior espressione sportiva, offrendo uno spazio per "masticare, digerire e trasformare" allenamenti e gare.
Premettendo che in questo momento non considero prioritaria la corsa ma ha costituito una fetta importante della mia vita precedente al lockdown; mi avvalgo dell'amicizia di una professionista per scambiare due chiacchiere telefoniche.
In questo periodo tramite la mia community, così mi piace definire la mia cerchia di amici e conoscenti che praticano sport a tutti i livelli, ho ricevuto e scambiato opinioni e pareri, condiviso stati d'animo e timori.
Sorge l'esigenza di avere qualche dritta cosi da far "muovere" il cervello nella giusta direzione.

Garax: Ciao Letizia, quali sono i fattori che in questo periodo di fermo creano disagio?
Letizia: per prima cosa abbiamo una difficoltà nella gestione del tempo senza la possibilità di svolgere un'attività che in un modo o nell' altro portava a programmare e fare una prestazione.

G: ma attività alternative di home training non vanno a compensare?
L: sicuramente ci aiutano a sentirci un po' più attivi, in un momento in cui la sensazione di essere fermì dal punto di vista lavorativo, sportivo e relazionale potrebbe crearci del malumore. Inoltre fare attività sportiva permette di sfogare o gestire lo stress, che, per chi sta lavorando da casa, potrebbe addirittura essere maggiore.

G: mi viene in mente la similitudine di essere fermo per un infortunio.
L: per certi aspetti è ancora peggio, nel senso che in caso di infortunio si ha una stima del tempo per la "remise en forme"; in questo caso si vive con l'incertezza di quando sarò possibile iniziare, in aggiunta a tutte le altre incertezze legate al lavoro, alla gestione quotidiana del futuro e alle relazioni.

G: e via con tutte le nostre paranoie da runner
L: si, soprattutto per chi è abituato ad allenarsi con regolarità. In questo momento per esempio la paura di perdere le competenze motorie specifiche della corsa può scoraggiarci.

G: premettendo sempre che la cosa più importante è uscire da questa pandemia e tornare alla normalità e alle cose importanti: salute, lavoro, contatti sociali, emerge l'incertezza futura
L: molteplici sono gli aspetti: dal come si potrà praticare al come ti sentirai e alla scelta degli obbiettivi che ognuno di noi vorrà porsi.

G: quindi eventuali gare (che ribadiamo ultimo dei pensieri gareggiare)
L: sicuramente oggi l'obiettivo è uscire dall'emergenza sanitaria. Insieme a questo è importante pensare anche al futuro, la speranza in questi momenti ci aiuta. Per quanto riguarda la ripresa delle gare e soprattutto dell'allenamento bisognerà prendersi cura di se e fare scelte graduali e accurate.

G: il rischio che vorremmo fare tutto e tanto
L: si, assolutamente. Soltanto che in questo modo presi dalla voglia di ritornare a correre come prima ci fa correre il rischio di infortunarci e di rimanere fermi di nuovo. Inoltre allenarsi subito tanto e forte ci potrebbe mettere a rischio di incappare nell' over training e/o over reaching, i due spettri da tenere sempre sotto controllo a qualsiasi età e livello.

G: sarà fondamentale il come ripartire
L: si, anche perchè quando potremmo di nuovo allenarci arriveremo da un periodo di stress psicologico e fisico, da un periodo in cui sono cambiate le nostre abitudini, i nostri ritmi (pensa il ciclo sonno / veglia), la nostra alimentazione o banalmente il rapporto in/out delle calorie. Anche lo stare fermi può generare shock al nostro corpo, pertanto sarà importante non scioccarlo una seconda volta.

G: cosa possiamo fare per limitare i danni
L: a parte mantenersi in movimento anche se non si corre è utile praticare una sorta di meditazione in cui si visualizza il gesto atletico dello sport di appartenenza accompagnato dalla respirazione diaframmatica, oppure guardare filmati di gente che corre, gare o simili, insomma mantenere vivo il pensiero di quello che ci piace fare. Ci sono molti studi in campo neuro scientifico, con fini riabilitativi, che utilizzano la nostra capacità di imitare, all'interno di noi stessi, i movimenti intenzionali delle persone che vediamo grazie ai neuroni specchio, dimostrando che questo "allenamento" migliora i tempi di recupero.

G: ma se guardo la gente che corre?
L: lo sapevo che me lo dicevi, ma la risposta è che nessuno in questo momento corre e può correre e quindi si partirà tutti uguali. Sarà secondo me molto interessante vivere comunque questa ripartenza. Possiamo comunque approfittare di questo periodo per lavorare sui nostri punti deboli, sia tecnici che emotivi.

G: la tua professione come potrà essere utile, di aiuto e di accompagnamento alla ripartenza dell'attività competitiva e non competitiva
L: quello che io sto facendo con le persone che seguo è accompagnarli nella pianificazione degli obiettivi, offrire loro uno spazio per poter narrare questo periodo e elaborare le emozioni, anche contrastanti che in questo periodo sono emerse.

G: per evitare che la corsa diventi lo sfogo di quanto represso?
L: è importante poter raccontare questo periodo proprio come si fa per un infortunio, mettere in parole quello che si sente e che a volte si fa anche fatica a riconoscere come proprio. Non è un momento semplice.

G: speriamo di uscirne al più presto con la consapevolezza che potremmo avere anche il tuo supporto.
Grazie Letizia per gli spunti e a presto, come accennato, necessiteremo del tuo supporto per alcuni progetti futuri.
Riportiamo anche la tua pagina FB:
Muovimente: studio di psico-terapia e motricità

runnerpillar.com, 16 aprile 2020

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