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Lo scorso inverno, prima del caso Covid-19, io, Pippo e Giammi, ci trovavamo a correre per il nostro Canavese, quando incontrammo un altro runner che ci chiese se poteva unirsi a noi. Dopo qualche metro iniziò a dire che correvamo bene e volle sapere quanto spesso corressimo. Pippo indicò me, dicendo, "È lui quello che corre". E io, con la mia solita modestia, iniziai a raccontare di tutte le gare che ho fatto, della mia squadra podistica e del nostro sito. Lui mi ascoltò, paziente, annuendo e poi disse le sue di gare corse. Un sacco di maratone, ultratrail, 100 km e 100 miglia. Ma soprattutto, il giorno dopo scoprimmo che alcune di quelle gare non si era limitato a correrle, le aveva pure vinte (vedi Trail del Monte Soglio, distanza più lunga, da 70 km, vinto da lui più volte). Tuttavia, la cosa che più colpì la mia attenzione, fu quando disse "E poi una volta ho fatto il Tour della Bessanese correndo, in un giorno solo". Il Tour della Bessanese è un percorso ad anello in alta montagna, per escursionisti esperti, attorno al monte Bessanese (3600 metri), di 32 km e con 2.300 metri D+ e D-, da fare a tappe (quattro giorni secondo Wikipedia) passando per i tre rifugi (due sul lato italiano della montagna, uno su quello francese). A questi chilometri e metri di dislivello vanno aggiunti quelli per raggiungere uno dei tre rifugi da cui parte l'anello. Partendo da Pian della Mussa, in totale sono 40 km e 3.500 metri di dislivello. Praticamente una Maratona, corsa in alta montagna, con dislivello bello tosto, con un percorso molto tecnico, difficile e ben poco corribile. Senza aiuti, ristori, se non quello che si ha nello zaino.
Questa cosa mi entrò in testa insomma. Anche perché io ho due amici, Gian e Luca, che l'hanno fatto il Tour, in due giorni. E già la loro fu un'impresa.
Comunque, l'estate era ancora lontana (l'unica stagione in cui si può fare una cosa del genere) e io avevo già in programma di fare maratone e ultratrail nel 2020. Non c'era spazio per la Bessanese.
E qui arrivò l'imprevisto del secolo, una pandemia. I miei sogni di correre 100 km, si ridussero al lockdown e all'impossibilità di correre anche solo 100 metri sotto casa. Gare annullate dappertutto e sogni di gloria svaniti. E a quel punto che mi tornò in mente il Tour della Bessanese in un giorno solo. Ci pensai, pochi minuti, e decisi - Lo faccio! -.
Gian lo venne a sapere. E, come sempre in questi casi, affronta due fasi.
Fase 1: "Utze sei sicuro di voler fare 'sta stronzata?"
Fase 2: "Ok, la faccio con te!"
Perché, dopotutto, io gli ho fatto da supporto alla 100 km del Passatore, mi deve un favore, e certe esperienze ti rendono fratelli per sempre.
Gian riesce a tirare dentro al progetto anche Luca, che non si allena da tempo immemore, e Garax, il nostro ultrarunner più esperto di tutti in questo tipo di cose, ma forse il meno esperto delle nostre valli.
Gli allenamenti partono col botto: tempo due giorni da fine lockdown, mi rompo un braccio, e mi ritrovo a faticare enormemente a correre sul Monte Soglio col gesso al braccio. Tempo qualche giorno da quando mi tolgono il gesso, volo correndo su una roccia e mi infortuno al ginocchio sinistro, quello coi legamenti già malmessi, che ad ogni ematoma ci va tre mesi a guarire, quello che pulsa mentre scrivo questo post. E i miei compagni di avventura non se la passano meglio. Gian corre da Ala di Stura al rifugio Gastaldi e si ritrova con una tallonite, che adesso non è ancora guarita. Luca che tra lavoro, gestione del sito, moglie e figli, riesce pure a trovare del tempo per sudare su e giù dal Karfen. Garax, che durante i suoi allenamenti in montagna, si ritrova davanti la scena di un gregge totalmente squartato dai lupi.
Insomma, mancano solo 23 giorni all'impresa e siamo messi così, i quattro della Bessanese, poco allenati, un po' spaventati e un po' acciaccati.
Eppure io ci credo. Perché ho imparato che l'antidoto migliore alla sofferenza è la passione. E io nei nostri occhi di passione per questo sport ne vedo tanta. E poi, negli ultimi due weekend che ho passato ad allenarmi in montagna, ogni tanto buttavo un occhio alla Bessanese, e le dicevo "Sii buona con me, io ti voglio bene" e lei pareva sorridermi.
Luca Utzeri, 05 agosto 2020
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