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ULTRA

"Scalando i monti le stelle sono più vicine..."

Questo è quello che mi scrive mia suocera di 84 anni, regalandomi il libro "allenarsi agli sport di montagna".
In queste parole leggo saggezza e affetto, detto tra noi anche un pelo d'ironia...
Quasi 48 anni e sei ancora lì a giocare. Quanti km?! Ma sei matto?!
Per fortuna mi guardo attorno e non sono il solo. Questo è il mondo delle Ultra.

Leggo, studio, chiedo a veterani suggerimenti e consigli, cerco di succhiare ogni goccia d'esperienza, un dettaglio può fare le differenza quando devi partire per una gara che nel migliore dei casi durerà un giorno e una notte.
Come vi raccontavo nel precedente post mi trovo con un nuovo e lussuoso giocattolo tra le mani, tutto da montare: si chiama UTMB. È partita così la caccia alle Stone, pietre care come diamanti, in senso letterale e non.

Costa caro finire un'ultra trail, ma il prezzo più caro da pagare è la fatica e il tempo impiegato a fare migliaia di metri di dislivello e km su km consumando suole e articolazioni. Giorni, settimane, mesi a sacrificarsi con il rischio di mandare all'aria tutto in poche ore.
Nel mio caso è tutto incentrato nel finire i 115 km della Roubion Nice UTMB world series. Sarebbero altre 3 fottute Stone. Per gli altri, diversi roboanti sogni, sfide impossibili, contraddistinte da sigle improbabili: TorX, PTL, OCC e gne gne gne.

Ma parliamoci chiaro, se a volte ti sembra di toccare il cielo con un dito, tante altre hai la sensazione di averlo infilato nella merda. Sì, perché non c'è solo il bello nel trail running, il ghiacciaio maestoso di fronte a te, quella passerella mozzafiato, il tuo team che corre al tuo fianco e la famiglia a sostenerti, ma c'è anche tanta solitudine. In allenamento e in gara.

Una solitudine pronta ad avvolgerti teneramente, così come una morbida coperta, quando le gambe e la testa girano, ma anche pronta a trasformarsi in mostro e mangiarti vivo, se testa e gambe saltano.
È lontano dai riflettori, lontano dalle voci degli speaker, lontano dall'energia della partenza che inizia la sfida. È nella solitudine della montagna che si nascondono le paure, nelle pieghe della sofferenza che soffoca il fuoco della determinazione. Si perché questo è da mettere in conto per gare che durano 15, 20, 25 ore e più.
I panorami mozzafiato ti danno la nausea quando sei da 15 ore a marciare e marcire nei tuoi splendidi pantaloncini a compressione e nelle tue scarpe supermegamolleggiate puzzolenti.
Fanculo le splendide vette, fanculo la rugiada del mattino. Asfalto, rumore di autovetture e voci sono l'unica cosa che ti farebbe stare bene!

Ma è proprio in questi momenti che a volte accade il miracolo, esci dal tunnel e torna la luce, spegni la frontale e ti accorgi di non essere solo, un sorriso del tuo compagno di gara stremato ti riempie il cuore, alzi la testa e lì di fronte a te c'è il mare. Le gambe bruciano, gridano di dolore, rigide come tronchi d'albero, ma sai che ancora 15 km e sei arrivato. Tua moglie e tua figlia tra i pochi ad aspettarti, perché le ultra non sono come le super maratone metropolitane, la folla lascia spazio al silenzio, la vanità alle lacrime. Ecco qualche campanella che suona, un battito di mani, alè-alè e lo speaker assonnato che dice il tuo nome.

Questo è quello che succede nelle ultra trail a chi riesce a finire, ai Giganti che corrono 330 km, ai guerrieri delle Sky race che fanno 3500 m di dislivello in 42 km, ai puffi blu, gialli e rossi che terminano stoicamente gare interminabili, affrontando km che si srotolano tra pietre, fango e dirupi, questo è quello che succede ai fortunati, quelli che ne parleranno sui social e non smetteranno di annoiare amici e parenti con racconti di gara. Questo è quello che succede a chi trova le chiavi del paradiso all'inferno.

Questo è quello che ho vissuto fino a oggi nella mia piccola esperienza, ma so anche che prima o poi le vesciche potrebbero demolire le mia forza, la diarrea ricordarmi che non sono solo i bimbi a farsela addosso, la nausea che non sempre le cose vanno secondo i tuoi piani e che sei piccolo di fronte all'universo.

Questa è la corsa in montagna, queste sono le ultra, quelle che sei già fortunato se arrivi vivo alla partenza.


gianmarco bardini, 13 settembre 2023

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Tutto molto bello
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