Nella Corsa, ma soprattutto nella Maratona, sei solo. Non è uno sport di squadra, non hai attrezzi, archi, bastoncini, racchette, palle o palline, cavalli o mezzi di locomozione che possono darti una mano. Non c'è fine primo tempo, non c'è time-out, non c'è cambio giocatore, non c'è punteggio.
C'è solo un uomo o una donna, con le sue ossa, i suoi muscoli, i suoi tendini, il suo sangue, cuore e polmoni, che sfida l'impossibile.
Infatti non stai sfidando dei tuoi simili, non hai avversari, hai un solo obiettivo: correre quei 42,2 km nel minor tempo possibile. Non credo si colga appieno il significato di tutto ciò, quindi, se ci si pone come obiettivo di una Maratona, solo il volerla portare a termine. Perché così sfidiamo solo la distanza, non l'orologio. È una sfida a metà.
Correre una Maratona invece significa sfidare due entità, lo Spazio e il Tempo, che sono eterne, che c'erano prima di te e che ci saranno dopo di te. Due entità che gli antichi greci avrebbero considerato due divinità. Questo è la Maratona. Una lotta di un essere umano, mortale, fragile e che ogni giorno diventa un poco più vecchio, un poco più lento, un poco più stanco, contro due Divinità che non invecchiano mai, che non si indeboliscono mai. In questo la Maratona è una lotta impari, votata più alla disfatta che al successo. Eppure, può succedere che quell'essere mortale vinca la sua personale lotta, che quell'essere mortale, in quei 42,2 km trovi una forza che non pensava di avere, e per un attimo, solo per l'attimo in cui supera il traguardo, quell'essere mortale e fragile diventi semidivino.
Ed è solo per quell'attimo che corriamo. Perché quell'attimo è tutto, è la nostra vittoria contro l'eternità.
Questa è la Corsa, questa è la Maratona.
Luca Utzeri, 11 luglio 2024